Della stessa essenza dei sogni

Ha ragione Shakespeare quando dice che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni altrimenti non faremmo gioielli. Viviamo delle magie della luce, dei riflessi della luna sull’acqua, delle corse su un prato, del sole d’inverno, delle nuvole… altrimenti non faremmo gioielli. Gioielli fatti di preziose lavorazioni manuali e di follia, di scarabocchi graffiati di notte su fogli volanti che diventano leggeri volumi d’argento dalle superfici scratch. Ci emozioniamo per nulla, una carezza, un bacio, lo sfiorarsi di una mano, un goal fatto per caso, Alice che se ne va e non torna più. Gioielli che accarezzano la pelle nuda come uno sguardo e ci fanno sentire belle come nei sogni. Gioielli sognati e regalati davvero. Forme morbide e liscie come le curve dei miei pensieri segreti. Orecchini leggeri come i tuoi no, come i bracciali con cui nessuno ti ha mai legata. Ti muovi appena, ti giri e resto immobile in attesa di sentire ancora il tuo sonno. Non hai tolto neanche la collana lunga che ti segna tra i seni. Quando ridi e ti muovi di scatto sono lampi di luce, tintinnii leggeri, come stessi sempre giocando, come in un ballo. Amo i tuoi tanti anelli e le tue dita, quando fai così con l’indice e sembri la mia prof con gli occhiali, poi scuoti sempre la mano come a dire… Ma va là! Mentre dormi ancora con tutti i gioielli addosso penso ai giorni dei regali, compleanni, liti e paci, cose prese solo per vedere i tuoi occhi diventare un po’ più grandi, per sentirti stracciare la carta come una bambina che se ne frega del pacchettino fantastico.
Chissà cosa sogni.